un sabato ad ERTO per non dimenticare, ma soprattutto per RICOMINCIARE

un sabato ad ERTO per non dimenticare, ma soprattutto per RICOMINCIARE

petaloRUBRICA 10

un sabato ad ERTO per non dimenticare, ma soprattutto per RICOMINCIARE
(ideazione, progettazione, realizzazione, foto, testi, montaggio, regia di Barbara Bartoli©)

abstract:
è sabato 4 febbraio 2012, di ritorno dalla settimana bianca del CAIravenna a Ferrara di Braies in Val Pusteria... la strada è sempre quella che, in direzione Venezia, passa per Lavarone, la piana che in quella notte del 1963 venne sterminata dall’esondazione del bacino, e che appartiene alla memoria di ogni italiano come strage del Vajont... stringe il cuore quell’invaso che si vede da quaggiù, ma questa volta affrontiamo il tempo del ricordo, per salire su ed entrarci da Erto... ed in realtà sarà come riscoprire il germoglio della vita...

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se invece preferisci LEGGERE il REDAZIONALE (a firma di Barbara Bartoli) allora il testo lo trovi qui sotto
Il luogo che stavolta voglio raccontarvi inizia così, con lo splendido incontro in una casetta di legno, che mentre fuori siamo sotto zero - è il 4 febbraio 2012 - fa sembrare straordinaria già solo la presenza di una laureanda, che vediamo dietro la finestra, così giovane e coraggiosa da resistere qui al freddo con la tenacia e la determinazione di chi ad Erto è arrivata per restare. E chissà se l'analogia del toponimo verrà riscoperta proprio anche in questo essere ERTO, che scoprirete ci introduce in un mondo fatto di coraggio, speranza e... gioia.
La resistenza qui è stata contro le calamità che lasciano senza il tempo, quelle che quando perdi intorno tutto e dentro di te non sai più riannodare i fili di una vita, allora trovi nelle foto dei ricordi la cosa più solida e indistruttibile, ed al contempo così sottile da potere essere conservata per tenerla sempre con te, unica e immutata rispetto a tutto quanto è scomparso all'improvviso... Sì, perchè qui... (1) la notte del 9 ottobre 1963, dal vicino Monte Toc, situato di fronte alle frazioni di Erto e Casso, si staccò una parte della montagna che finì nel sottostante bacino idrico delimitato dalla diga del Vajont. Le onde che ne scaturirono distrussero completamente le borgate di Fraseign, Spesse, Pineda, Prada, Marzana e San Martino e parte dei due capoluoghi. Questo tragico episodio, le cui vittime a Erto e Casso furono 347, è noto come strage del Vajont.
Ma il sole torna... torna a illuminare questo luogo: è un tempo che ricomincia, la sfida di pareti che non riescono a sottrarsi ai movimenti del terreno, come questa finestra che si inclina, risucchiata da un cedimento differenziato in fondazione, ma che resiste, e la parete continua a trattenerla, compatta e determinata... la montagna di allora così fallace... e oggi questi tronchi ordinati, l’attenzione progettuale del poggia tutto sulla panchina, il posacenere dall'efficace design, un insieme di elementi da cui ti accorgi che Erto è viva dei suoi ricordi: ad Erto non c'è tempo da lasciare correre indietro, ma tanta, tanta energia, per ricominciare ad essere. E mentre il campanile rimane fermo a proteggere la comunità, perfino il cartello stradale indica che questa è aria di manovra, perché qui si costruisce il futuro con la forza del passato e gli ideali del presente...
Le foto tornano ad essere condivise come storia, appartamenti per vacanze si aprono per condividere l’oggi, edifici appena restaurati, la fontana che scorre a portare acqua e nutrimento alla vita della comunità. Porte aperte o scale da restaurare, come questi edifici più antichi... nel complesso, un grande desiderio di portare avanti quello che Mauro Corona di Erto ha saputo diffondere nel mondo, la statua della piazza dedicata ai venditori ambulanti, dei quali si celebra una vita vissuta con grande dignità, coraggio e sacrificio, e i tracciati della montagna; e poi, da questa finestra in alto una pianta... forse è finta, ma quest’altra è certamente vera, come sono vere le tendine in filet, e il legno così ben ordinato; e che dire di queste simpatiche creature scaturite dalla preziosa creativa manualità, offerta a chi passa, come anche questo tenerissimo messaggio vicino al campanello: ... ATTENTI AL CANE!!! NON ENTRATE ALTRIMENTI... ... VI RIEMPIO DI COCCOLE. La voglia di essere accoglienti, come potrete verificare anche entrando al Gallo Cedrone: qui tutto sembra fatto per essere una memoria, ma una memoria che trasmette una gioia incredibile, la gioia del tempo che diventa storia, la cultura degli oggetti assurti a tradizione, ma anche quella che si muove da libri arrivati qui e pronti a ripartire per diffondere concetti, idee, emozioni condivise... quella raffinatezza che non ti aspetteresti di trovare dove il nulla in una notte è scivolato per spalmare il tutto... che sia perché il gallo cedrone è così vanitoso? ... guardate quanti oggetti della vita quotidiana di un tempo che è diventato altro, preziosi nel ricordo e disposti sulle pareti... e poi le foto, incorniciate per suggellare le immagini che il quotidiano, finalmente al sicuro delle proprie consapevolezze, divenute certezze, riscopre per ricongiungere i fili di una storia, che è finalmente aperta alla gioia, alla condivisione di due generazioni, madre, e figlia, figlio, e una giovane aiutante, che sotto il campanile, che ha visto la storia più di tutti, in tutti questi secoli, ha dichiarato finalmente l’inizio di un’epoca di gioia e di condivisione. CIAO ERTO!!!

(1) estratto da http://it.wikipedia.org/wiki/Erto_e_Casso

(documenti protetti da copyright, elaborazioni di Barbara Bartoli, febbraio-marzo 2012)
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venerdì 16 marzo 2012

petaloRUBRICA selezionato nella 2a innaffiatura di UNIVERSALMENTEweb

COPYRIGHT by barbara bartoli

PROGETTAZIONE 16 marzo 2012

AGGIORNAMENTO 1 del 23 marzo 2012